Vi sono quelli che organizzano gli home restaurants per socializzare, come pure lo fanno molte persone che hanno il desiderio di condividere, con amici virtuali e reali, la propria passione per i fornelli, e non mancano neppure quelli che organizzano gli home restaurants anche per poter avere l’occasione di andare ad integrare le proprie entrate.
Ma al di là delle motivazioni, resta il fatto che sempre più gli home restaurants stanno divenendo un fenomeno che coinvolge e appassiona. Vi è anche da dire che questa formula proveniente da oltre oceano e che già da tempo imperversa in varie nazioni europee, è anche un pratico mezzo per poter godere di una ottima cucina ad un prezzo quasi simbolico.
Ovviamente gli home restaurants non sono ben visti da ristoranti e affini, i quali vedono in questa attività saltuaria una pericolosa forma concorrenziale. Ma questa diffidenza si basa su presupposti che non hanno ragione di esistere, in quanto gli home restaurants non rappresentano una attività che fa somministrazione di bevande e alimenti a fine di lucro, ma sono eventi nei quali un gruppo di amici o persone sconosciute, vengono ad essere invitate in casa propria per degustare un pasto per in quale è richiesto, come forma contributiva, un più che piccolo compenso.
Non per nulla al fine di poter organizzare degli home restaurants non sono necessarie né delle autorizzazioni da parte dell’ASL e neppure da parte del Comune, e questo è sancito dalla Legge Finanziaria 2008 numero 244 all’articolo 1 comma 100.
L’unica cosa, in campo fiscale, alla quale si deve attenere chi offre un home restaurants riguarda il fatto che non si possono superare i famosi 5000 euro annui, in quanto una volta superata tale cifra ogni tipo di attività non è più considerata come prestazione occasionale. Quindi, eventuali furbi che deragliano da quanto previsto dalle normative fiscali che regolamentano le prestazioni occasionali, avranno poi la possibilità di conoscere le sanzioni da parte del Fisco e della Guardia di Finanza.